
Si tratta di due gasdotti che dovrebbero portare il gas dalla zona del Mar Caspio verso il blocco UE percorrendo però tragitti diversi che rispecchiano le esigenze geopolitiche dei loro proponenti.
Il Nabucco, fortemente voluto dall'Unione Europea (spinta dagli USA) partirebbe dall'Azerbaigian e arriverebbe da noi attraversando la Turchia con il risultato di tagliare fuori la Russia da un mercato consolidato, mentre il South Stream, progetto del consorzio russo-italiano Gazprom-Eni partirà dalla Federazione Russa, attraverserà il Mar Nero con 900 km di condutture sottomarine e raggiungerà Austria e Italia dopo aver attraversato Bulgaria e Serbia. Da qui il nomignolo di gasdotto ortodosso che a Bruxelles non piace per nulla perché, a sentire i signori del Palazzo Europeo, renderebbe la UE completamente dipendente dai rifornimenti russi.
Non scordiamo poi che la Russia è stata costretta a questo passo da una politica ambigua di Bruxelles che da una parte asseriva di voler creare sinergie con Mosca, ma dall'altra fomentava i dissidi tra l'Ucraina e il Cremlino che hanno portato Kiev ad interrompere più volte le forniture di passaggio sul suo territorio. D'altra parte il SouthStream è il gemello meridionale del North Stream che collega Russia e Germania attraverso il Baltico saltando ogni intermediario e, come si è visto, il ragionamento fila con reciproca soddisfazione.
Non dimentichiamo poi che per l'Italia questo gasdotto compartecipato da Eni significa tanto lavoro per Saipem e per decine di aziende per lo più lombardo-venete ed emiliane.
Di questi tempi non è poco. Ci spiace per Verdi e il Nabucco, ma il gasdotto ortodosso suona meglio.
Max Ferrari