
“In sostanza ci hanno detto che stavamo vivendo in case abusive - spiega Fabrizio Targa, portavoce dei condomini -. Ci è crollato il mondo addosso perché ci è stato detto che le case che abbiamo pagato a caro prezzo, non valgono più nulla”. Sembrerebbe inoltre che nel 1988, quando l’opera fu terminata e gli alloggi vennero venduti, venne eseguito un controllo da parte di un funzionario comunale dell’epoca che dichiarava la costruzione parzialmente abusiva. Quell'atto pare poi essersi volatilizzato nel nulla. Tanto che nessuno, pur comprando e vendendo appartamenti, ne ha mai saputo nulla. A tranquillizzare le famiglie è intervenuto l'assessore all'Urbanistica Maurizi Cabras, che ha provato a fare chiarezza sulla vicenda. “La loro casa non sarà abbattuta – ha assicurato l'assessore – l'abuso è sanabile con una sanzione, in quanto la parte costruita in zona vincolata è minimale rispetto al resto dell'edifico”. Basterà una multa quindi, il cui valore economico dovrà essere definito. Ma questa ipotesi di sanare l'abuso pagando una sanzione non piace ai conomini, che si dicono non disposti a pagare denaro per un abuso del quale non sono responsabili. Anzi, ipotizzano una causa contro il Comune per i danni arrecati da questa situazione. Ci sono famiglie che dall'anno scorso non possono vendere casa, altre che non possono eseguire lavori di ristrutturazione. Infine residenti sollevano anche un problema di responsabilità. A chi si deve questo caso paradossale? Nel 1988, al termine del cantiere, gli abusi erano stati rilevati dai tecnici comunali. Perché non si fece nulla? Secondo l'assessore Cabras, il verbale della verifica fu effettivamente consegnato alla segreteria del Comune, ma rimase in sospeso perché a quell'epoca si ipotizzava una riduzione dei vincoli di rispetto cimiteriali che avrebbe fatto cadere l'abuso. Ma l'abuso rimase.
articolo tratto da Nord Milano 24