giovedì 5 dicembre 2013

Questi vogliono massacrare il ceto medio


Peggio della sinistra post-comunista c’è solo la sinistra che, dietro belle parole e all’ombra dell’ingannevole definizione di “moderna”, dimostra una furia  tassaiola senza freni. La sinistra democristiana, che ha subito strizzato l’occhio a Mario Monti e, ora, ha coronato come lìder màximo Enrico Letta. Quel premier che, oltre all’Europa, piace tanto anche agli altri democristiani, quelli “di destra” (almeno loro si definiscono così) con cui – al netto dei diktat di Renzi – potrebbe governare a tempo indeterminato.

La vecchia sinistra, almeno, si accontentava di orientare le proprie mire contro i plutocrati, contro cui si puntava il dito all’insegna del grido «anche i ricchi piangano». Le persone qualunque le si lasciava in santa pace. Non che sia giusto stangare i ricchi, ma almeno è più coerente. Lo abbiam visto con la frase di Stefano Fassina che qualche tempo fa dichiarò, bontà sua, che l’evasione di sopravvivenza esiste, che non tutti quelli che sottraggono ricchezza allo Stato (l’idea che chi non dà fino all’ultimo cent i soldi che lo Stato chiede sia un ladro, non gliela togli dalla testa) lo fanno per cattiveria. Ebbene quel che accadde ce lo ricordiamo: fu subito bollato come traditore degli interessi della Patria dalla “nuova” e “moderata” sinistra. Quella gauche tecnocratica dei Prodi, degli Amato e dei Visco (Vincenzo, ma anche Ignazio si è mostrato all’altezza del cognome), che ora pare aver trovato un nuovo campione in Saccomanni, che ha sempre anteposto la salvezza dell’apparato burocratico al benessere dei cittadini.
Ebbene questa sinistra ha, in questi giorni, trovato il suo nuovo, ideale strumento di tortura del ceto medio: il Riccometro. Si tratta di una versione perfezionata del vecchio Redditometro, fatta ad hoc per aumentare il peso del patrimonio mobile e immobile. Del resto a dispetto degli annunci trionfali di Saccomanni, il Pil continua a calare. Il Leviatano si prepara, così, a prendere i soldi dove ancora ci sono: razziando risparmi e investimenti, in cui gli italiani han primeggiato, battendo alla grande francesi, tedeschi e soprattutto americani. Non c’è Paese occidentale in cui ben l’80% delle famiglie è proprietaria dell’abitazione in cui vive. Ed è proprio su questa che sta per scagliarsi l’ennesima stangata. Già perché il riccometro considera la prima casa come un reddito, quando in realtà – specie con le nuove tasse che han messo – è più che altro un debito. Grande peso avranno anche depositi bancari e azioni. Insomma, in tanti potrebbero a breve trovarsi a pagare sulla base di presunti guadagni, non realmente ottenuti.
Una patrimoniale de facto con l’obiettivo non di colpire la ricchezza (idea già di per sé stupida e controproducente) ma di recuperare altri soldi per uno Stato già troppo ingrassato. Lorsignori al governo applicheranno, alla lettera, la massima di Ettore Petrolini: «Bisogna prendere il denaro dove si trova, vale a dire presso i poveri. D’accordissimo, non hanno molti soldi, ma sono in tanti». Finora l’han fatto parecchio bene. Il problema è che il gioco finisce quando anche i soldi dei poveri finiscono.

articolo tratto da : L'Intraprendente