
IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI - La decisione milanese è figlia della delibera per il registro delle unioni civili, approvata lo scorso anno dalla maggioranza arancione del sindaco Giuliano Pisapia. Artefice della «rivoluzione» è la consigliera del Pd Rosaria Iardino, già responsabile del Forum dei diritti, che spiega: «In questi mesi ho lavorato con i funzionari del Comune per cercare di tradurre in pratica i principi della delibera». Nel testo, in particolare, si stabilisce l’equiparazione delle unioni civili alle famiglie di fronte ai servizi offerti dall’amministrazione. E quindi anche delle coppie omogenitoriali. Iardino è partita «dal primo approccio che una famiglia ha con la burocrazia»: l’iscrizione di un figlio al nido o alla materna, appunto. Ma guarda già avanti: «Lo stesso principio verrà applicato anche per gli abbonamenti dei mezzi pubblici, le mense e così via, con una delibera ad hoc alla quale sto già lavorando e che spero di presentare a maggio. Stiamo ragionando anche sulle liste per la casa popolare, ma lì la competenza è regionale e dobbiamo capire quale sia l’autonomia del Comune».
LE GRADUATORIE PER GLI ASILI - Altra novità introdotta riguarda le graduatorie delle scuole dell’infanzia. Da quest’anno i figli delle unioni civili, anche se nati da relazioni precedenti, serviranno a fare punteggio. Iardino conosce e vive il problema in prima persona, insieme alla compagna: «Ho una figlia di 14 mesi che va al nido e una ragazza di tredici anni nata da una precedente relazione con madre biologica. Io mi sento mamma e sono un genitore e la mia non è certo una battaglia contro quel che «padre» e «madre» significano nell’immaginario della gente. Ciascuno - conclude - è libero di concepire la famiglia come meglio crede. Solo non volevo che nuove sensibilità, che sono presenti nella nostra società, diventassero preda di una burocrazia fredda». Il principio però non è ancora stato applicato in tutte le scuole comunali: al liceo linguistico Manzoni, ad esempio, le famiglie hanno dovuto lasciare i propri dati sotto le diciture «tradizionali».
LE POLEMICHE - Spazio alle polemiche. La consigliera d’opposizione, Mariolina Moioli, ex dg del Miur e assessore all’Istruzione ai tempi di Letizia Moratti, boccia le modalità usate: «È un passaggio che avrebbe meritato una discussione ampia. Quando si fanno cambiamenti di nascosto, all’insaputa della commissione e del consiglio, significa che la trasparenza è nelle parole e non nei fatti. Credo che la strada seguita sia puramente ideologica e certamente non attenta ai bisogni della famiglia tradizionalmente intesa». In effetti, la questione non è stata discussa in aula consiliare e, anzi, la maggior parte dei consiglieri non è informato. Replica Rosaria Iardino: «Prima di lavorare con i funzionari, ne ho parlato con il mio capogruppo, con la presidente della commissione e con l’assessore. È una conseguenza di un atto già votato. Se c’è un’equiparazione sostanziale, la modulistica non può non tenerne conto» .
articolo tratto da: Corriere.it