giovedì 17 ottobre 2013

Lode ai giovani leghisti, che voglion abolire il valore legale della laurea


Qualche giorno fa abbiamo parlato della Lega dirigista, perfino un po’ statalista quando lo Stato (leggi la Rai) è al Nord. In una frase: il Carroccio che non ci piace. Oggi, invece, parliamo di un’iniziativa lumbard che, invece, ci piace eccome: l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Un sistema che, come ricordava qualche tempo fa il nostro Luciano Capone, impedisce ai più meritevoli di emergere: già perché, come sappiamo, ci sono scuole (spesso del Nord) molto più difficili di altre (spesso del Sud, anche se generalizzare troppo non va mai bene). Ne deriva che un 110 in queste ultime è certamente meno sudato di un 105 di una struttura d’eccellenza che – formalmente – è posta sullo stesso piano.

Non è un caso che il volantinaggio organizzato da sabato 19 al prossimo 26 ottobre di fronte centinaia fra scuole e università del Nord si intitoli #110eFrode, con l’immancabile hashtag che contraddistingue la Lega Nord 2.0. Ad organizzarlo il Movimento Giovani Padani coordinato da Matteo Mognaschi: l’obiettivo principale è «dire basta a questo stato di fatto, dove chi merita di più viene penalizzato, a partire dal valore legale del titolo del studio, ma non solo». L’altro motivo di cui è lecito lamentarci ce lo dice Chiara Bosticco, coordinatrice del Mup (Movimento universitario padano): «Le ultime manovre di questo Governo, che sembra mostrare interesse e aiutare solo i giovani di una parte del Paese». Una frase che ti fa venire in mente la vergogna del bonus giovani che lorsignori di Palazzo Chigi hanno concesso in percentuali molto più alte da Roma in giù che da Roma in su, come se al Nord i giovani non avessero difficoltà a trovare lavoro.

Ed è a questo punto che i ragazzi settentrionali vengono beffati dai colleghi meridionali. Se ti presenti da un datore di lavoro privato questo può decidere di assumerti anche se hai un voto inferiore, motivato dal prestigio del tuo Ateneo. A un concorso pubblico, invece, si guarda solo il voto indipendentemente dall’università di provenienza. Uno dei motivi per cui, nelle pubbliche amministrazioni del Nord, si sente ancora più spesso l’accento campano o pugliese di quello lombardo o veneto.

Speriamo che la Lega in futuro (e non solo i suoi giovani che abbiamo avuto modo di apprezzare) sappia portare avanti altre battaglie liberali per il merito e la concorrenza. E lasci perdere quelle che hanno il pur solo vago odor d’assistenzialismo.