Se la situazione non
fosse a dire poco drammatica, verrebbe da ridere. L’ultima, solo in ordine di
tempo, è “firmata”, Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera dei
Deputati, secondo il quale «andare ad elezioni anticipate segnerebbe il
fallimento dei partiti che sostengono il governo». Un'affermazione
lapalissiana, rispetto alla quale non si può proprio fare a meno di replicare
che il fallimento di Monti, a prescindere dal fatto che si vada o meno ad
elezioni anticipate, è già nei fatti!
L’attendismo della “strana maggioranza”
che appoggia il Governo denota, inoltre, molta tattica politica e poca
sostanza, proprio in un momento in cui i mercati, ma anche la situazione
interna del Paese, richiederebbero invece meno tatticismi e molta più
concretezza. Certificato come meglio non potrebbe essere, sia da fattori
interni che da quelli internazionali, il fallimento dell'azione di Governo dei
Professori non ha attenuanti che possano limitarne le responsabilità. Un Governo,
infatti, insediatosi grazie ad una manovra di Palazzo con l'obiettivo
dichiarato di calmierare lo spread e le speculazioni finanziarie sul nostro
debito pubblico sui mercati internazionali, oltre a non essere riuscito
nell'intento ha, se possibile, peggiorato le cose. Ad aggravare la situazione
interna, ci sono infatti le conseguenze della politica economica e sociale del
Governo in carica che, aumentando la pressione fiscale ma anche il disagio
sociale di centinaia di migliaia di famiglie, ha innescato una recessione
economica senza precedenti nella storia recente. Come venirne fuori? Mentre le forze politiche che appoggiano il premier continuano a “fare melina”
sulla riforma della legge elettorale, che invece se approvata subito
spianerebbe la strada a elezioni anticipate, il Carroccio è già andato alla
sostanza delle cose, avanzando una riforma del sistema di voto in grado di
garantire governabilità e rappresentatività.
Ma si tratta delle stesse cose che vogliono i partiti che attualmente
appoggiano Monti? Ne dubitiamo fortemente. La sensazione infatti è che la
“strana maggioranza” miri soltanto ad una legge elettorale che non obblighi in
alcun modo a dichiarare anzitempo le eventuali alleanze con le quali
presentarsi al corpo elettorale. Ovvero, far finta di accapigliarsi in campagna
elettorale, magari facendo a gara a chi rinnega di più i provvedimenti varati
dal governo Monti, per poi, se la situazione lo richiedesse e pur di restare
incollati a comode poltrone di potere, ricompattarsi senza colpo ferire.