Più che una promessa
elettorale, sembra una minaccia ma, evidentemente, è la battaglia ideologica che
si gioca in tutta la sua completezza. Pierluigi Bersani
annuncia al Paese che uno dei primi atti del nuovo governo da lui
guidato sarà quello di rivedere radicalmente le leggi che disciplinano
l’immigrazione, la cittadinanza, il reato di
clandestinità. Replica istantanea del segretario del Carroccio, Roberto
Maroni, affidata ad un tweet: «Bersani ha dichiarato che darà la cittadinanza a
tutti gli immigrati nati in Italia. Per lui prima i clandestini per me prima il
Nord». Eccola la differenza ideologica, sostanziale.
Dunque il leader del Pd - secondo i propositi
da egli stesso annunciati - mette in disparte le famiglie (italiane) che non
arrivano a fine mese, le imprese (italiane) che non riescono più ad avere
accesso al credito, i giovani (italiani) che non trovano occupazione, gli
esodati (italiani) che non hanno più né lavoro, né pensione. Pensa, invece, ai
“nuovi cittadini”, anzi, alla “carne da voto” alla quale sono appese le speranze
di sopravvivenza del centrosinistra. Pensa agli immigrati, insomma, perché «se e
quando ci sarà dato governare - ha sostenuto Bersani - dopo le prossime elezioni
politiche, uno dei primi atti che faremo riguarderà l’immigrazione». E il
riferimento non è a una regolamentazione ferrea e scrupolosa degli ingressi a
tutela del sistema Paese, dei confini, delle risorse nazionali ma - nel delirio
più assoluto - alla cancellazione del reato di clandestinità. Di questo ha
bisogno l’Italia, secondo il leader Pd. Per Bersani, infatti, «non è accettabile
che il figlio di un immigrato nato qui, che studia qui con gli altri italiani,
non sia né immigrato, né italiano. Ritengo ci sia da intervenire immediatamente
per l’acquisto della cittadinanza da parte degli stranieri nati in Italia».
Anche in questo caso, la risposta di Maroni potrebbe essere la medesima:
«Bersani prima i clandestini, per me prima il Nord». Pierluigi Bersani ha poi
detto dai microfoni di OltreRadio, trovando il consenso della radicale Emma
Bonino: «Non è accettabile che nel pieno di una crisi economica, come quella che
attraversiamo, una persona, per il fatto di perdere il lavoro, perda anche il
diritto di rimanere in Italia e diventi di per sé colpevole del reato di
clandestinità. Tutto questo va cambiato». Il segretario del Pd, evidentemente,
non è a conoscenza che ciò accade - e ci mancherebbe altro non fosse così - in
tutti i Paesi più avanzati proprio sotto il profilo del riconoscimento dei
diritti civili e sociali.
Il vero obiettivo del centrosinistra - in
verità - non è la difesa incondizionata della libertà e dei diritti dell’uomo e
dalle parole di Bersani lo si capisce bene: «Dal punto di vista
dell’integrazione e della miglior conduzione del rapporto tra un fenomeno come
quello dell’immigrazione e la vita democratica del Paese - ha sostenuto il
leader del Pd attorcigliando inutilmente parole e concetti - anche
l’acquisizione dei diritti elettorali, a cominciare dalla dimensione locale, è
cosa da fare». Ecco svelato il progetto del governo guidato da Bersani,
garantirsi carne da voto, altro che diritti di cittadinanza.
Andrea Ballarin [La Padania]
15 Febbraio 2013