lunedì 26 agosto 2013

Regione Lombardia: un miliardo di euro a sostegno delle imprese


Un miliardo di euro per dare fiato alle imprese lombarde. Si può illustrare così “Credito InCassa – smobilizza i crediti, libera l’impresa”, l’ultimo progetto in ordine di tempo messo in campo da regione Lombardia presentato dall’assessore regionale ad ambiente, energia e sviluppo sostenibile Claudia Terzi e direttore generale di Finlombarda Giorgio Papa.

Il direttore Papa spiega: “Il progetto prevede che regione Lombardia si faccia garante dei debiti scaduti delle province e dei comuni, strozzati dal patto di stabilità, e alleggerisca il peso della stretta creditizia a causa del quale molte aziende sono costrette a rinunciare a ordini e a investimenti e, quindi, vedono pregiudicate le loro possibilità di sviluppo. Il meccanismo di funzionamento della proposta è molto semplice: le società di factoring convenzionate acquisteranno i crediti vantati dalle imprese nei confronti degli enti locali. In tal modo, l’impresa sarà liberata dal rapporto debito-credito, mentre la società di factoring diventerà il nuovo titolare del credito verso l’ente locale. Attraverso Finlombarda, quindi, la regione garantirà i pagamenti e ridurrà gli oneri finanziari connessi alla compravendita del credito nella misura dello 0,75%”.
Papa evidenzia: “L’iniziativa si rivolge a tutte le imprese lombarde, alle aziende di ogni dimensione: micro, piccole, medie e grandi, che abbiano crediti superiori a 10 mila euro scaduti o che saranno scaduti alla data di presentazione della domanda, nei confronti degli enti locali”.
In un periodo di crisi economica come quello attuale, l’iniziativa assume un particolare significato strategico. L’assessore Terzi afferma: “Dare respiro alle imprese significa anche e soprattutto aiutare i cittadini: il tessuto produttivo della Lombardia è costituito da imprese di diverse dimensioni ma non va dimenticato che le piccole attività e l’artigianato hanno un’importanza fondamentale. Sostenere le imprese ha sicuramente ricadute positive anche sui lavoratori e le famiglie, perché il titolare avrà maggiori risorse a disposizone e, quindi, non dovrà licenziare i propri dipendenti. È un progetto molto importante, per il quale la regione ha stanziato 1 miliardo di euro, un importo storico. Per rendersi conto della rilevanza dell’iniziativa, basta pensare che, per raggiungere lo stesso scopo, il governo nazionale ha messo a disposizione 4 miliardi riferiti, però, a tutta l’Italia”.
Terzi sottolinea: “Nei suoi primi 100 giorni di mandato, l’operato della giunta Maroni è stato guidato da 2 principi: la concretezza e la volontà di lavorare per il proprio territorio, per la Lombardia e per i lombardi. L’attenzione si è concentrata, in modo particolare, su aspetti quali la riduzione dei costi della politica, lo sblocco di 3 mila cantieri, l’anticipo dei contributi europei per l’agricoltura, dare ossigeno alla sanità, l’eccellenza lombarda, sospendendo il ticket per alcune prestazioni mediche fino alla fine del 2013, la diffusione della banda larga, cultura e sport”.
Infine, sono state approvate due moratorie: una per la tutela dei negozi di vicinato e dei centri storici e l’altra sui termovalorizzatori. L'assessore dichiara: "La prima prevede la sospensione, fino al 31 dicembre 2013, di nuove autorizzazioni all’apertura di nuovi centri commerciali e all’ampliamento di quelli già esistenti. La seconda, invece, riguarda gli impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati e resterà in vigore fino all’approvazione del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti. Grazie all’impegno e alla sensiblità dei cittadini lombardi, la quantità di rifiuti prodotta si è ridotta notevolmente negli ultimi anni, quindi, i 13 impianti a oggi esistenti sul territorio lombardo sono più che sufficienti per far fronte al fabbisogno dei prossimi 10 anni, senza bisogno di ulteriori strutture o ampliamenti. Tra gli altri, la delibera riguarda l’impianto di Dalmine. Non vogliamo nemmeno rischiare di far lavorare i nostri termovalorizzatori per rifiuti provenienti da altre regioni, magari meno attente e meno impegnate sulla loro riduzione e sul loro smaltimento, perché la Lombardia non è la pattumiera dell’Italia”.