mercoledì 26 febbraio 2014

Salva Roma, il governo ritira il decreto

Dopo lo stop alla discussione generale nell'Aula della Camera sul dl Salva Roma, il governo ha ritirato il decreto.
Secondo quanto si è appreso, ai capigruppo di Montecitorio riuniti il 26 febbario, il ministro per i Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi avrebbe comunicato che il governo prende atto dell'ostruzionismo e rinuncia al provvedimento.

TROPPI EMENDAMENTI. Il governo «varerà un nuovo provvedimento, dopo una valutazione dei contenuti, che contenga anche le norme sull'Expo e sulla Sardegna», ha assicurato il ministro spiegando che si è deciso di «rinunciare alla conversione del decreto in ragione del'elevato numero di emendamenti, che avrebbero potuto tenere l'Aula impegnata per 215 ore, ben oltre la scadenza del testo».
LA LEGA ESULTA. Soddisfatto il Carroccio. «Vittoria della Lega! Il governo ritira il decreto Salva-Roma e gli italiani risparmiano 1 miliardo di euro, che sarebbe finito a tappare il buco della Città più indebitata del mondo», ha scritto su Facebook Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord: «Chi sbaglia paga, politici romani a casa! Lega, unica opposizione».
REAZIONE A CATENA. Le prime reazioni del Campidoglio sono arrivate per bocca di Mirko Coratti, esponente del Pd e presidente dell'Assemblea capitolina. «Un default della Capitale rischierebbe di innescare una reazione a catena che potrebbe coinvolgere l'intera economia nazionale».
Il sindaco Ignazio Marino si sarebbe sfogato così al telefono parlando con esponenti del governo: «Non si può amministrare Roma in dodicesimi».
Marino si riferiva all'«economia di guerra» cui sono costretti i Comuni fino a quando non approvano il bilancio.

Amministrare in dodicesimi in sostanza significa non fare uscire dal bilancio più di un dodicesimo di quanto speso l'anno prima. E ciò comporta naturalmente tagli ai servizi e blocco degli investimenti.