lunedì 29 settembre 2014

Sovranità delle frontiere. Così l'Australia ha azzerato gli sbarchi

Sbarchi azzerati in un anno. E' questo il risultato del primo anniversario dell'operazione "Sovranità delle Frontiere" messa in campo un anno fa dal governo australiano per arginare l'immigrazione illegale attraverso i respingimenti. 
Una sorta di "Mare Nostrum" all'incontrario che, in 12 mesi, ha fermato completamente i flussi di migranti. Dallo scorso dicembre una sola imbarcazione è riuscita a raggiungere l'Australia, mentre durante la precedente amministrazione laburista gli sbarchi erano quotidiani, con centinaia di migranti che perdevano la vita durante i tragitti in mare.

Lo riferiscono i media australiani, come The West Australian, che cita le parole del ministro per l'immigrazione Scott Morrison a un anno dell'inizio dell'operazione. «La protezione delle frontiere funziona e lo sanno molto bene gli scafisti che hanno perso i loro affari. I trafficanti sono strisciati sotto le rocce da dove sono venuti», ha detto Morrison, secondo il quale la drastica riduzione delle imbarcazioni è direttamente proporzionale al numero dei morti e, quindi, l'Australia ha salvato vite umane.L'azione denominata "Sovranità delle Frontiere" è iniziata il 18 settembre del 2013, il giorno dopo la vittoria elettorale del governo conservatore di Tony Abbott che ha messo in atto una politica opposta a quella seguita dal governo italiano con "Mare Nostrum", avviata lo scorso ottobre: le imbarcazioni intercettate vengono infatti riportate indietro nelle acque territoriali dei Paesi di provenienza e non condotte sulle coste australiane. Sono le Navi della Marina militare australiana a respingere i barconi che arrivano per lo più dall'Indonesia, uno Stato che, a sua volta, attua respingimenti oppure lascia i migranti liberi di navigare.Per questo lo scorso gennaio una nave militare australiana ha riportato in Indonesia una imbarcazione con a bordo 45 persone, provenienti in maggioranza dalla Somalia e dal Sudan, senza neppure avvisare la autorità indonesiane, accusate da Canberra di deviare intenzionalmente i flussi verso l'Australia. In base alla legge australiana le imbarcazioni di illegali intercettate in mare devono essere respinte nelle acque territoriali indonesiane oppure condotte in alcune isole dell'Oceano Pacifico che svolgono il ruolo di moderne Ellis Island. In virtù di accordi bilaterali, infatti, l'isola di Manus, nella vicina Papua Nuova Guinea, e quella di Nauru, si fanno carico dei cosiddetti "boat people". Nelle isole i migranti devono attendere le decisioni delle autorità australiane che possono concedere lo status di rifugiati, permettendo loro di insediarsi negli Stati-arcipelago, oppure decidere di rimpatriarli. Dal 2013 i richiedenti asilo non vengono, di fatto, più accolti sul territorio australiano. Il governo di Abbott sta lavorando anche a una partnership con la Cambogia che, dietro contropartite economiche, potrebbe accogliere i migranti. La linea dura sull'immigrazione è stata definita "uno straordinario successo" dal ministro dell'Immigrazione Morrison che ha respinto le accuse delle Nazioni Unite che, a inizio settembre, avevano denunciato «la catena di violazioni dei diritti umani», riservata ai migranti da Canberra. Ma la maggioranza dell'opinione pubblica australiana appoggia il governo.

Tratto da La Padania