Un impegno maggiore e uno sforzo congiunto. E’ questo l’appello, lanciato dal presidente del consiglio Mario Monti a imprese e sindacati. A poche ore dall’incontro con le organizzazioni dei lavoratori, il premier parlando al Salone del Tessile di Milano, si è rivolto direttamente alle parti sociali: "Ci aspettiamo ed esigiamo, a nome del Paese, che imprese e sindacati, così come il Governo sta facendo il meglio per migliorare i fattori di contesto, riescano a fare di più con un impegno diretto e congiunto che deve prevalere sul particolarismo".
Il Governo, ha poi riconosciuto Monti, "ha contribuito ad aggravare la congiuntura economica già difficile con i suoi provvedimenti, che però serviranno a un risanamento e a una crescita duratura".
Insomma, finalmente Monti ha ammesso che lui e il suo Governo hanno peggiorato la crisi economica in atto nel nostro Paese, in cambio, dice, della ‘speranza’ di un rilancio futuro. Nei fatti e ora anche nelle parole, il premier ci ha dato la certezza che stiamo peggio oggi rispetto a quando lui non c’era, ma ne eravamo già consapevoli, sperando di stare meglio domani. Ormai Monti non parla più come un economista ma come un profeta. Peccato che sia un profeta di sventura e che le sue profezie siano più degne di Maga Magò che di un capo di Governo.