mercoledì 13 febbraio 2013

Mercato immobiliare, la revisione catastale sarebbe una catastrofe


  Il settore immobiliare è in emergenza e se Monti o il Pd andassero al governo, approvando la ventilata riforma catastale, sarebbe la fine.
I problemi sul tappeto sono tanti, troppi. A spiegarli è Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, Associazione milanese della proprietà edilizia. Ma andiamo con ordine.
Quali sono i problemi che gravano sugli immobili?
«La tassazione, ovviamente, ma anche i costi di gestione, i costi di adeguamento tecnologico, lo sfitto e la morosità dovuti alla crisi. Tutto ciò comprime la redditività immobiliare e di questo passo un immobile diventerà un investimento senza senso».
Quindi la riforma catastale sarebbe una catastrofe...
«In ogni patrimonio immobiliare c’è lo sfitto, ci sono inquilini che non pagano, complice la crisi, c’è il peso delle tasse, che ono aumentate con il colpo di grazia dell’Imu, ma, non dimentichiamolo, ci sono anche oneri gestionali sempre più complicati che creano altri costi burocratici. E infine...

c’è una ridda di disposizioni per quanto riguarda il rifacimento degli impianti (caldaia, impianti elettrici, ascensore) e le relative certificazioni. In alcune aree del Paese, come la Lombardia, i controlli sono inflessibili e puntuali, in altre no, il che già crea disparità , per non parlare degli immobili che non sono nemmeno accatastati e che, per il fisco, non esistono. In questa situazione si vorrebbe far calare la riforma catastale che funzionerebbe in alcune parti del Paese e in altre no»
Sarebbe un altro salasso per i soliti?
«Il federalismo fiscale prevedeva aliquote ridoete al 50% per gli immobili locati. Oggi l’Imu assorbe anche l’Irap fondiaria, cioè quella che si paga quando non si affitta. Con la riforma si finirebbe col pagare l’Irap piena in aggiunta all’Imu piena. Non serve essere matematici per capire cha a quel punto crollerebbe tutto: è semplice logica economica»
Lei ha parlato della funzione sociale che svolge chi affitta, può spiegarci meglio?
«Nel nostro sistema, il proprietario che affitta un esercizio commerciale o un ufficio, di fatto finanzia indirettamente quell’attività. Pensiamo a un artigiano, a un piccolo commerciante, all’ortolano: come potrebbe avviare un’attività se dovesse compare anche i muri? Per non parlare dei giovani: quando si parla di start up si parla anche di locali, di un ufficio per un giovane che si avvia a una professione. Se si proseguisse con i prelievi sulla casa, il peso delle tasse costringerebbe i proprietari a vendere, nessuno più affitterebbe e questa funzione sociale verrebbe meno, sia nel comparto residenziale che in quello commerciale . Con gravi ripercussioni sulla situazione economica del Paese. E siamo a un passo...»
La revisione catastale, quindi provocherebbe a catena una serie di disastri in un mercato gà fermo?

«Ci si dimentica di dire che la revisione catastale conseguente alla riforma inciderebbe anche sui valori degli immobili tassati ai fini dell’imposta di registro e per le successioni. Oggi i coefficienti e i moltiplicatori si applicano solo all’IMU mentre con la riforma sarebbero estesi. Allo stato attuale i redditi da locazione abitativa ai fini fiscali sono congrui se non sono inferiori al 10% del valore catastale altrimenti scatta un accertamento fiscale. Se aumentassero i valori catastali non si potrebbe più stare in quel limite. Cosa dovrebbe fare un proprietario? Raddoppiare l’affitto per evitare un accertamento? O vendere l’immobile? Sarebbe in entrambi i casi un disastro. Inoltre salterebbe la franchigia degli importi di successione, tassando di fatto gli eredi».
Insomma, possedere una casa non è una colpa e affittarla ha anche un risvolto sociale, ma c’è chi si ostina a pensare il contrario. Pensiamo ai giovani e a quello che potrebbe succedere nel mercato immobiliare disegnato dai “tecnici” e dalla sinistra.....«altrimenti le sturt up si faranno sulle bancarelle»


Tratto da: "La Padania"