sabato 9 marzo 2013

Maroni lancia la sfida a Roma


Appena si formerà il Governo di Roma noi siamo pronti a trattare e a porre sul tavolo le nostre richieste. Il Nord ora ha un governo stabile e omogeneo, Roma è un punto di domanda, non si capisce». Da una parte un Nord forte e compatto, con le sue Regioni unite da una guida comune e da un comune sentire. Dall'altro un Governo centrale debolissimo e al momento inesistente. Uno stallo che rischia di durare a lungo, come ha fatto notare, nel corso di Mattino 5 – La Telefonata di Maurizio Belpietro,lo stesso neo Governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, pronto a guidare il fronte compatto delle regioni del Nord, con Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli che porteranno sui tavoli di Roma tutto il peso della loro forza economica e produttiva, quando avranno un interlocutore a Roma con cu i confrontarsi. Difficile capire quanto ci vorrà per avere un Esecutivo, forse un mese, forse due, considerando l' intreccio di votazioni per i presidenti dei due rami parlamentari e quindi per l'elezione del Presidente della Repubblica. Intanto Maroni non perde tempo e indica gli obiettivi che la macroregione del Nord intende concretizzare: primo fra tutti la realizzazione della richiesta di trattenere sul proprio territorio il 75% del proprio gettito fiscale.
«Vogliamo mantenere al Nord almeno il 75% delle tasse e dipenderà da noi se l'unione delle regioni del Nord avrà una forza tale da poter condizionare il governo di Roma, soprattutto se sarà un governo debole e non omogeneo politicamente, mentre la differenza è che il Nord ha un governo stabile e idee chiare. Questa è una novità molto rilevante. Abbiamo tre governi di coalizione che hanno un'idea in testa: far ripartire la macchina del Nord. Ci aggiungerei anche il Friuli Venezia Giulia. L'amico Renzo Tondo va al voto a fine aprile ma partecipa a questo grande progetto, che nasce da Gianfranco Miglio». L'obiettivo della grande macroregione è li, a portata di mano, dietro l'angolo. Ma Maroni guarda persino oltre, ad un grande progetto politico che affianchi quello istituzionale. «Abbiamo un'idea in testa per far ripartire la macchina del nord. L'idea della macroregione è sostenuta dall'Unione europea, un investimento sul futuro, non è chiudersi nei propri confini. Ci accusano di secessione, ma è la prima tessera del nuovo mosaico europeo. lo penso che abbiamo due anni - ha rimarcato il segretario federale leghista - di tempo davanti per realizzare il nostro grande sogno. Da qui al 2015 si voterà di nuovo per le regionali in Veneto e Piemonte e, secondo me, si andrà anche alle politiche. La nostra ambizione non è solo la macroregione ma anche di dar vita, sul piano politico, a qualcosa di nuovo che metta insieme le forze che adesso ci sono, Lega, Pdl e vedremo chi, sul modello bavarese, Csu, o sul modello catalano. Ci lavoriamo, è una prospettiva molto interessante». Rispondendo poi alle domande di Maurizio Belpietro lo stesso Maroni ha analizzato il voto della Lega alle elezioni Politiche, partendo però da una doverosa premessa sul successo strategico alle regionali lombarde: «Quella in Lombardia è stata una vittoria politica per aprire una fase nuova al Nord con la macroregione. Ho preferito puntare su una vittoria politica rispetto a una vittoria elettorale più facile ottenere andando da soli. In quel caso saremmo stati ininfluenti a Roma ma avremmo perso la Lombardia e sarebbe stata una vittoria di Pirro. Per questo ieri ho detto: missione compiuta e sono assolutamente soddisfatto. L'alleanza con Berlusconi ha fatto perdere voti? Gli osservatori fanno il loro mestiere, io lavoro per un obiettivo, che era questo, per aprire una nuova fase, prima il nord e la macroregione. I sondaggi? La realtà è stata ben diversa dai sondaggi, anche se avevo una sensazione molto positiva. lo ci ho sempre creduto, abbiamo fatto forse un mezzo miracolo e alla fine sono soddisfatto. Adesso ci sono le condizioni per fare qualcosa di nuovo. Siamo riusciti a salvare la Lega e adesso bisogna guardare avanti». Infine una battuta sul futuro prossimo del Carroccio alla luce dell'impegno di Maroni al timone del Pirellone: «Un mio passo indietro da segretario? Non faccio passi indietro, faccio passi in avanti semmai. Farò il governatore al 100%, così come facevo da ministro. Quando ricopro delle cariche istituzionali - ha specificato Maroni - lo faccio al cento per cento. Per questo la prossima settimana ci sarà un consiglio federale per discutere di questa cosa. Sono pronto a passare la mano a un giovane. Ma deciderà la base e il congresso federale».
 
Fabrizio Carcano
“La Padania”