Ma promettono che per coniarla non sarà usata la rosa camuna, l'incisione rupestre della val Camonica risalente all'età del ferro e diventata simbolo della Regione Lombardia. Dove proprio ieri la commissione Attività produttive ha varato un progetto di legge per dar vita a una moneta complementare a cui consiglieri e assessori (soprattutto leghisti) lavoravano da tempo. Un testo passato con i voti favorevoli della maggioranza (Carroccio, Forza Italia, Nuovo centrodestra) e del Movimento 5 stelle.
A
sorpresa, ma non troppo visto che appena eletto sindaco di Parma fu proprio il
«cittadino» Federico Pizzarotti a ventilare l'ipotesi di battere una moneta
alternativa all'euro, nemmeno fosse un principe rinascimentale. Un modo per
sfuggire alla stretta creditizia e al morso feroce della finanza, disse ai
giornali salvo poi rimangiarsi tutto accorgendosi di averla sparata un po'
troppo grossa. Ma il voto di ieri in Lombardia sembra confermare il filo rosso
che nella crociata contro l'euro potrebbe unire i «grillini» ai leghisti. C'è
da dire che per ora quello della moneta lombarda è solo uno dei capitoli del
progetto di legge che mira a stabilire nuove norme per la competitività e la
semplificazione a favore delle imprese lombarde. Ma è chiaro che a far parlare
sarà soprattutto la suggestione della nuova moneta attesa da un voto del
consiglio regionale già calendarizzato per l'11 febbraio. Voto che, viste le
forze in campo, non dovrebbe riservare sorprese. E varare al più presto il
«Lombard», un accordo tra privati che aderiscono a una piattaforma informatica
che mette i soggetti in un rapporto commerciale. Cosa che già succede in
Svizzera con il Wir dove fin dal 1934 è utilizzato da un'impresa su quattro e
muove il 2 per cento dell'economia con 75mila iscritti al circuito. Oppure in
Inghilterra con il Bristol Pound con i quali il sindaco si è fatto pagare lo
stipendio per non pesare sulla collettività, in Francia con il Nantò e in
Sardegna con il Sardex dove è attivo dal 2009 e coinvolge 200 imprese per un
giro di affari di 350mila euro. Un'operazione territoriale di natura
«complementare», spiegano al Pirellone dove precisano che non si tratta di
moneta corrente e che la disciplina della materia spetta allo Stato, mentre la
Regione può solo incentivare un accordo tra privati. «Non un attacco agli
istituti di credito, alle banche e all'euro - aveva spiegato l'allora vice
presidente leghista Andrea Gibelli, oggi direttore generale nell'era Maroni -
Un'operazione territoriale per aiutare le imprese paralizzate dal blocco del
credito imposto dalle banche». Da scavalcare con il principio del baratto. Per
avere accesso ai «Lombard» imprese o soggetti singoli, privati o pubblici,
devono iscriversi al «circuito di credito» nel quale ci sarà un istituto di
garanzia (magari Finlombarda) predisposto per l'emissione. Non carta, né moneta
sonante, ma denaro «virtuale» caricato su un «borsellino digitale». I vantaggi?
È una moneta, dicono, che costa di meno perché è indipendente dai mercati
finanziari, incentiva gli scambi perché essendo svalutabile non si ha interesse
ad accumularla e così fa emergere l'economia locale. Solo fantaeconomia? «Nel
mondo - assicurava Gibelli - ce ne sono già 5mila». La guerra all'euro è appena
cominciata.