lunedì 17 febbraio 2014

Cari compagni, qui l’unico «ladro» è lo Stato

Il giornalista de L'Espresso Livadiotti ha scritto "Ladri", dove definisce tali: «artigiani, piccoli imprenditori e professionisti», che ovviamente votano Forza Italia e Grillo. Credendolo "solo" ignorante, gli consigliamo di farsi un giro tra i capannoni del Nordest, o di buttare un occhio al residuo fiscale lombardo...
 Dovrebbe farsi un giro nel Nord-Est per vedere che aria tira. Dovrebbe andare dagli imprenditori, soffocati dal fisco, costretti a chiudere e tentati dal suicidio, a dire: «Siete tutti ladri!». Dovrebbe avere il coraggio di farlo, se proprio ritiene di essere un duro e puro.

Stefano Livadiotti, giornalista de L’Espresso, ha appena pubblicato un libro dal titolo esplicito, Ladri (Bompiani, pp. 240, euro 16), in cui definisce senza mezzi termini «ladri» tutti gli evasori italiani, in particolare gli evasori diffusi, come «artigiani, piccoli imprenditori e professionisti». A suo dire, essi sarebbero ladri tre volte: perché scaricano tutto il peso tributario su dipendenti e pensionati, perché utilizzano i servizi pubblici grazie alle tasse pagate dagli altri, perché usufruiscono di forme di welfare destinate a chi è realmente indigente. Non solo: oltre che ladri, questi evasori sarebbero anche «dei dritti, dei furbi» da sottoporre a discredito pubblico.

Non so in che Paese viva Livadiotti, ma forse l’autore non si rende conto che la quasi totalità di questi evasori non sono criminali incalliti o delinquenti della peggior fatta, ma imprenditori con l’acqua e il cappio alla gola, che spesso rinunciano a pagare le tasse, per garantire uno stipendio ai dipendenti e saldare i debiti coi fornitori. Talvolta, caro Livadiotti, questi uomini sono anche degli eroi.

Ma il giornalista, col cinismo di chi bada soltanto ai numeri e non ai nomi, alle vite e alle storie delle persone, poco si cura che gli imprenditori siano letteralmente tartassati dal fisco. Anzi, a suo giudizio, «chi evade per sopravvivere e ha un’attività che non riesce a stare in piedi, dovrebbe chiudere». Semplice, per lui. Peccato che, fosse così, dovrebbero serrare i battenti la maggioranza delle aziende italiane e il Paese rinunciare alla sua meglio imprenditoria e andare allo sfascio. A «non farcela», infatti, non sono parti residuali della classe imprenditoriale, frange di incapaci, sprovveduti o avventati, ma tutti quanti sono oberati da un fisco che sottrae loro più della metà degli utili. È questo il vero crimine, Livadiotti: la rapina di Stato, non l’evasione di sopravvivenza.
L’autore però è uno che guarda avanti e, oltre a calcolare in 180 miliardi il totale dell’ammanco prodotto dall’evasione, riesce anche a stabilire – non si sa con quali doti profetiche – in ben 10 milioni il numero dei voti portati dagli evasori. Un elettore su cinque insomma, a suo dire, sarebbe un «ladro». E, va da sé, tra costoro ci sarebbero tutti quelli che finora hanno votato Berlusconi e adesso votano Grillo. «Cinque milioni di “potenziali evasori” hanno deciso di sostenere il Movimento 5 Stelle», afferma convinto in un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno, numeri (e palla di vetro) alla mano. Naturalmente a sinistra non ci sarebbero cittadini ladri. Solo nell’area dell’antipolitica, secondo lui, la parola «elettore» coinciderebbe con «evasore».

Verrebbe da consigliare, a Livadiotti, di presentare il suo libro in Veneto e Friuli, nelle aree dove la depressione economica e la tassazione sono così forti, da aver costretto migliaia di imprese a fallire e centinaia di persone a morire. Ci provi, il signor Livadiotti, a chiamare «ladri» quegli imprenditori. Saremmo curiosi di vedere l’effetto che fa…


Noi intanto, giocando sul suo nome, ci permettiamo di ribattezzarlo «L’idiota dell’Iva». Meglio un giorno da «ladri», che cento da Livadiotti.

Articolo tratto da : L'Intraprendente