giovedì 6 febbraio 2014

Scuola, via padre e madre dai moduli d’iscrizione. Sostiutiti dal termine neutro di "genitore"


Mamma e papà vanno in archivio. Le famiglie milanesi che dal prossimo 14 febbraio dovranno iscrivere i propri figli alle scuole dell’infanzia comunali non troveranno più sul modulo, come fino allo scorso anno, la dicitura «padre» e «madre»: si parla di genitore, punto e stop. Nella stessa direzione, in realtà, va anche il ministero dell’Istruzione. Nel modulo di iscrizione alle scuole d’infanzia statali non c’è traccia né di «padre» né di «madre». Anche lì sostituiti da «genitore». Ma ogni amministrazione, per le scuole, fa storia a sé e decide in autonomia. A dimostrazione che non sia un passaggio così semplice basta ricordare le polemiche che hanno bloccato la modifica dei moduli a Venezia.
IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI - La decisione milanese è figlia della delibera per il registro delle unioni civili, approvata lo scorso anno dalla maggioranza arancione del sindaco Giuliano Pisapia. Artefice della «rivoluzione» è la consigliera del Pd Rosaria Iardino, già responsabile del Forum dei diritti, che spiega: «In questi mesi ho lavorato con i funzionari del Comune per cercare di tradurre in pratica i principi della delibera». Nel testo, in particolare, si stabilisce l’equiparazione delle unioni civili alle famiglie di fronte ai servizi offerti dall’amministrazione. E quindi anche delle coppie omogenitoriali. Iardino è partita «dal primo approccio che una famiglia ha con la burocrazia»: l’iscrizione di un figlio al nido o alla materna, appunto. Ma guarda già avanti: «Lo stesso principio verrà applicato anche per gli abbonamenti dei mezzi pubblici, le mense e così via, con una delibera ad hoc alla quale sto già lavorando e che spero di presentare a maggio. Stiamo ragionando anche sulle liste per la casa popolare, ma lì la competenza è regionale e dobbiamo capire quale sia l’autonomia del Comune».
LE GRADUATORIE PER GLI ASILI -  Altra novità introdotta riguarda le graduatorie delle scuole dell’infanzia. Da quest’anno i figli delle unioni civili, anche se nati da relazioni precedenti, serviranno a fare punteggio. Iardino conosce e vive il problema in prima persona, insieme alla compagna: «Ho una figlia di 14 mesi che va al nido e una ragazza di tredici anni nata da una precedente relazione con madre biologica. Io mi sento mamma e sono un genitore e la mia non è certo una battaglia contro quel che «padre» e «madre» significano nell’immaginario della gente. Ciascuno - conclude - è libero di concepire la famiglia come meglio crede. Solo non volevo che nuove sensibilità, che sono presenti nella nostra società, diventassero preda di una burocrazia fredda». Il principio però non è ancora stato applicato in tutte le scuole comunali: al liceo linguistico Manzoni, ad esempio, le famiglie hanno dovuto lasciare i propri dati sotto le diciture «tradizionali».
LE POLEMICHE - Spazio alle polemiche. La consigliera d’opposizione, Mariolina Moioli, ex dg del Miur e assessore all’Istruzione ai tempi di Letizia Moratti, boccia le modalità usate: «È un passaggio che avrebbe meritato una discussione ampia. Quando si fanno cambiamenti di nascosto, all’insaputa della commissione e del consiglio, significa che la trasparenza è nelle parole e non nei fatti. Credo che la strada seguita sia puramente ideologica e certamente non attenta ai bisogni della famiglia tradizionalmente intesa». In effetti, la questione non è stata discussa in aula consiliare e, anzi, la maggior parte dei consiglieri non è informato. Replica Rosaria Iardino: «Prima di lavorare con i funzionari, ne ho parlato con il mio capogruppo, con la presidente della commissione e con l’assessore. È una conseguenza di un atto già votato. Se c’è un’equiparazione sostanziale, la modulistica non può non tenerne conto» .

articolo tratto da: Corriere.it