Il governo Monti ha varato un decreto legge che
impone il pareggio di bilancio anche agli enti locali e minaccia riduzioni fino
all'80% dei fondi se le Regioni non si adegueranno ai tagli previsti. Il patto
fiscale imposto dalla BCE e dall'Unione Europea a livello nazionale, con
l'articolo 81 della Costituzione, verrà imposto ora anche a Comuni e regioni.
Tutto questo, col pretesto della lotta alla corruzione e "per cancellare aspetti
dell'Italia che preferiremmo non vedere in futuro" come ha sentenziato Monti.
Così, per combattere la corruzione a livello locale, Monti ha deciso di punire i
cittadini italiani, privandoli dei fondi necessari per la sanità, l'istruzione,
l'ordine pubblico, i trasporti. Quindi il povero diavolo che doveva aspettare 6
mesi per una terapia medica, ora dovrà aspettarne 12, oppure essere costretto a
pagare privatamente e, se non può, a rinunciare alle cure. Con arroganza
inaudita Monti, in combutta con Draghi e la BCE, continua a imporre misure di
austerità draconiane ai cittadini italiani e contemporaneamente a regalare
miliardi agli speculatori che hanno provocato la crisi, come Goldman Sachs, JP
Morgan ed altre banche d'affari. L'obiettivo del suo decreto contro la
"corruzione" è duplice: da una parte ridurre drasticamente i fondi agli enti
locali, col pretesto della corruzione dei consigli regionali, imponendo misure
altrimenti inaccettabili, le stesse imposte dalla Troika a Grecia, Spagna e
Portogallo. Il secondo obiettivo, ancor più grave, è quello di delegittimare la
politica, gettando le basi per una dittatura permanente delle banche. Siamo già
nella situazione, incostituzionale, in cui i governi non vengono decisi dagli
elettori, ma dalla BCE, o alle cene con il megaspeculatore George Soros a New
York o al Council on Foreign Relations.
Con questo decreto
Monti crea automatismi che renderanno impossibile qualunque protesta da parte
dei cittadini o dei partiti, che in effetti già ora non si oppongono, anzi,
invocano un "Monti bis". E mentre in Spagna, Portogallo e Grecia la popolazione
scende in piazza contro queste misure di austerità, che oltre ad essere ingiuste
non servono a nulla, in Italia protestano soltanto gli operai dell'Ilva,
giustamente adirati perché la politica industriale nel nostro paese viene decisa
dalle Procure (che decretano la deindustrializzazione). Sembra che gli italiani
soffrano tutti della sindrome di Stoccolma e si identifichino col proprio
torturatore, forse nella vana speranza che la sua presenza rassicuri i
"mercati", gli stessi mercati che hanno provocato la crisi con le loro
speculazioni sui titoli di stato, e che l'Italia venga premiata come "la prima
della classe". I mercati non vanno rassicurati, vanno messi sul banco degli
imputati come fecero Roosevelt e il Procuratore Pecora nel 1933! Le cifre
scandalose spese da Fiorito per le jeep e le cene non sono nulla paragonate alle
migliaia di miliardi, ai trilioni di soldi dei contribuenti bruciati dal 2008 ad
oggi dalla BCE e dalla Federal Reserve per salvare le banche d'affari che
rischiavano di chiudere a causa della loro esposizione in derivati, CDS ed altri
strumenti speculativi, tra cui le vendite allo scoperto di titoli di stato
(italiani, greci, portoghesi, spagnoli, più il paese è in crisi e più questi
criminali ci guadagnano). L'unica misura anti-corruzione che promuoverebbe
davvero la crescita è il ripristino della legge Glass-Steagall, la separazione
tra banche commerciali e banche d'affari che garantirebbe credito alle imprese e
al lavoro invece che agli speculatori. A due domande esplicite sulla separazione
bancaria, Monti e Grilli hanno risposto entrambi che non è prevista da questo
governo. E non sorprende: Monti proviene dalla Goldman Sachs, la stessa banca
d'affari che ha provocato la crisi greca, e che è sotto inchiesta per frode a
New York. A quando un decreto contro la corruzione della Goldman Sachs? E quando
si decideranno gli italiani a scendere in piazza contro questo governo corrotto?
Articolo del 6 Ottobre 2012