Poco più di mille euro. Tanto sembrerebbe valga la vita
di un uomo. Soprattutto se si è giovani e si muore sul posto di lavoro. Nicola
Cavicchi, operaio di San Martino, in provincia di Ferrara, morto sotto le
macerie della ceramica Sant'Agostino, in seguito al terremoto in Emilia. Matteo
Armellini, operaio 31enne morto schiacciato dal crollo del palco per il
concerto della cantante Laura Pausini. Sono solo due dei tanti esempi che si
potrebbero fare. Entrambe le famiglie dei due ragazzi hanno ricevuto dall’Inail,
l’ente pubblico contro gli infortuni sul lavoro, un risarcimento di circa 1.900
euro. Un rimborso per le spese funerarie, nulla più. La colpa – ci tengono a
precisare dall’ente – non è certo la loro: non si può, d’altronde, che
applicare quanto prescrive la legge.
Insomma, la legge dev’essere cambiata. Dovrebbe essere un
gesto di rispetto nei confronti di famiglie che, oltre a subire il dramma della
scomparsa di un figlio, si vedono anche beffati da un risarcimento pari a zero.
Ma, come detto, non dipende dall’ente il quale non può far altro che applicare
la legge.
È pur vero, però, che l’ente sa il fatto suo. E,
soprattutto, sa come spendere i suoi soldi. Ildue agosto scorso proprio l’Inail
indice un bando. Oggetto dell’appalto – si legge proprio sul sito dell’ente –
riguarda “i servizi di gestione e sviluppo software e la
gestione delle attività redazionali del sito istituzionale”. In
pratica, un appalto sullo sviluppo e sulla gestione del sito dell’Inail.
Andando avanti, la cosa si fa ancora più curiosa, soprattutto in relazione ai
costi. L’appalto, infatti, è diviso indue lotti. Il primo, “per i servizi di sviluppo software e gestione
dei siti web”, ha un importo globale di 20.113.000 euro per la
durata di 48 mesi. Il secondo, “per i servizi di publishing
redazionale (in altre parole, la pubblicazione sul sito, ndr)”, ha
un importo di 4.666.200 per la durata di 36 mesi. Totale:quasi 25 milioni di
euro (24.779.200). Una spesa stratosferica per la manutenzione e gestione del
sito istituzionale.
Non solo. Nel comunicato del 2 agosto si legge anche che
“l’iniziativa produrrà un risparmio stimato di
circa 4 milioni di euro, grazie all’introduzione di meccanismi innovativi per
la gestione della fornitura”. Ammettiamo sia vero. Come ha sottolineato
l’onorevole Marco Rondini in un’interrogazione parlamentare, “l’istituto spende oggi 25 milioni di euro per
rifare il sito, per guadagnarne poi - in termini di riduzione dei costi - 4
milioni ogni anno, vale a dire che dovranno trascorrere 6 anni prima che
l’Istituto inizi a risparmiare”. Ancora più discutibile, poi, il
lotto 2 dato che, nei fatti, l’Istituto spenderà quasi 5 milioni di euro per
pagare un soggetto esterno che inserisca i contenuti sul sito.
Insomma, l’ente pubblico risarcisce con meno di duemila
euro i morti sul lavoro. Ma poi spende 25 milioni per rifare il sito. Niente spending review per l’Istituto.
Questione di priorità